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Messaggio per la pasqua 2018

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Nel  vangelo di Giovanni la risurrezione di Gesù, di cui facciamo viva memoria a Pasqua, è preceduta dalla resurrezione del suo amico Lazzaro. Di fronte a Gesù Cristo, che si presenta come “Risurrezione e Vita”, dobbiamo convincerci che la morte corporale non è la fine di tutto. Gesù ha aperto la porta buia della morte una volta per tutte e da quella porta anche noi possiamo passare senza danno. Al di là dell’esperienza lacerante della morte, unica realtà vera e definitiva per gli uomini, a Pasqua siamo invitati a contemplare Cristo, Signore della vita, che trionfa sulla morte. Gesù è l’unico che davanti alla morte dell’amico continua a sperare. La risurrezione di Lazzaro, non è soltanto “segno” della risurrezione futura, ma è, soprattutto, l’annunzio di un dono che il Signore Gesù già ora fa a chi crede in Lui. La “vita eterna”  noi credenti la possediamo già fin da ora e siamo in attesa che giunga alla sua pienezza quando “vedremo Dio così come egli é” (1Gv 2,2).

Già adesso, nel presente, Gesù è per tutti i credenti quella vita divina, ineffabile, eterna che non morirà mai. Il grido con cui Gesù chiama Lazzaro, “vieni fuori”, è la voce di colui che oggi chiama i morti spiritualmente a risorgere e vivere. Non è solo un invito a ciascuno perché esca dalla tomba del proprio egoismo, torpore, grettezza, disperazione. Ma è anche parola efficace che libera realmente e dona di gustare il sapore della vita vera, perché la Vita è Lui. A risorgere siamo chiamati i vivi, prima che i morti. Il Risorto ci chiama a svegliarci e rialzarci dalle nostre vite spente e immobili, addormentate e inutili; ci chiama a fare cose che rimangano per sempre. Gesù Cristo ha pianto per Lazzaro, suo amico carissimo e l’ha risuscitato, ma solo per la vita terrena: anni dopo, infatti, Lazzaro  morirà di nuovo. Cristo ha pianto anche per noi. Egli, “nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime a Dio” (Eb 5,7) e, morendo, ci ha dato una nuova vita non solo per adesso, ma per sempre. La fede in Cristo Risorto è il fondamento della nostra speranza nella risurrezione dei morti e nella vita eterna.

La resurrezione per Gesù di Nazareth  non è  uno svegliarsi da un coma profondo e un  ritorno provvisorio, ma  l’inizio di una nuova dimensione della realtà  che si apre ad una vita profondamente nuova e getta una luce nuova non solo sulla sua figura, ma anche sulla nostra vita, sul nostro presente e sul nostro futuro.  Essa, infatti, segna la sua vittoria definitiva  sulla morte e appunto da tale certezza scaturisce la  speranza cristiana. San Paolo  afferma “Se  Cristo non è risorto, vana è la vostra fede” (1Cor 15,17). Rifacendosi  a questo testo il filosofo Ludwig  Wittgenstein scrive: ”Se (Cristo) non è risorto si è putrefatto nella tomba come ogni uomo. Allora è morto e putrefatto. Allora è un maestro, come qualsiasi altro, e non può essere d’aiuto; e noi siamo di nuovo in esilio, soli. E possiamo accontentarci della sapienza e della speculazione. Siamo per così dire un inferno dove possiamo soltanto sognare, separati dal cielo come da un soffitto.  Ma se devo essere veramente redento allora ho bisogno di certezza non di sapienza, sogni, speculazione e questa certezza  è la fede. Forse si può dire: soltanto l’amore che redime crede anche alla resurrezione; persevera nel credere anche in essa”. “Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”. E’ questo l’annunzio di gioia, che la comunità credente proclama al mondo intero attraverso la celebrazione della Pasqua. Se si trattasse di una notizia falsa noi cristiani saremmo degli impostori, ma solo perché si tratta di una notizia vera e reale ha senso augurarci scambievolmente “Buona Pasqua”.

Monreale, 25 Marzo 2018 Domenica delle Palme

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